Roma è piena di monumenti di umana follia, e certo non sono
da meno in mezzo a loro la cattedrale di S. Pietro e il Vaticano che è la
residenza del Papa. Il primo dei due è
certamente il più stupendo edificio del mondo, come anche è sicuramente stato
il più costoso. I suoi pavimenti di
marmo, le colonne, le statue, i bassorilievi, come pure i suoi quadri, sono
manifestazioni della capacità dell’arte dei passati diciotto secoli, e non v’è
da sorprendersi perché l’intero mondo civilizzato era soggetto a tributo al
tempo della loro edificazione e anche dopo. Certamente, in nessun luogo abbiamo
trovato una superiore manifestazione di arti e capacità. Comunque, i volti dei
papi e altri lì raffigurati avevano quelle caratteristiche insincere e gesuitiche
espressioni facciali così ripulsive ai
cuori sinceri e onesti.
Quando ci siamo accorti che una delle principali entrate di S. Pietro era
chiusa ci siamo premurati di verificarne il motivo: ebbene è da lungo tempo
costume dei Papi imitare l’anno di giubileo di Israele in modo inappropriato
(Come sia poco simile all’originale, i nostri lettori regolari lo capiranno
immediatamente, altri possono leggere L’Alba Millenniale, volume II, cap. VI). Inizialmente ogni cinquanta anni, e più recentemente ogni venticinque, è tradizione del papa rappresentare quella
porta come se conducesse al Purgatorio e accostandosi a essa batte con un
martello d’argento, ripetendo determinate parole in latino. I cardinali d’altro
canto rispondono attaccando la porta murata e a spintoni la aprono mentre
marciano con il Papa attraverso l’entrata. Il Papa allora annuncia che una moltitudine
di anime è stata liberata dal Purgatorio e dopo essere salito al balcone stende
le sue mani e benedice il popolo italiano. Questa porta non è stata aperta di
recente e la gente non ha ricevuto la benedizione del Papa (l’ultimo Giubileo è
passato senza l’usuale solenne cerimonia perché il Papa affermava che era stato
privato dei suoi diritti dal governo che la gente sosteneva, e perciò non
poteva benedirli). Il popolo italiano comunque sta superando alcune delle sue
superstizioni e sta comprendendo che le benedizioni del papa nel passato avevano
aumentato l’ignoranza, la povertà e l’oppressione e che ora sono molto più
prosperi senza le sue benedizioni. Una di queste persone sorridendo ci ha
riferito queste cose.
Mentre in Italia c’è povertà, e un enorme debito che grava
sul popolo, noi nondimeno abbiamo trovato molto meno povertà di quanto ci
aspettassimo, nessuna miseria ci ha dato l’impressione di meritare di essere
raccontata. Le persone sembrano stare bene, hanno case dall’aspetto accogliente,
sono confortevolmente vestite, e
sembrano parsimoniose. Né sono le impronte del cattolicesimo, così
distinguibili nei volti degli italiani come in quelli di altre parti del mondo
(in America per esempio) probabilmente perché il popolo ha meno riverenza per
il dignitario ecclesiastico, essendone stato a stretto contatto e da esso aver
molto sofferto.
La sepolta e ora parzialmente esumata città di Pompei,
vicino a Napoli, in Italia, è una meravigliosa testimonianza del passato.
Abbiamo camminato attraverso le sue strette vie pavimentate con pietre, così
strette che due carrozze non potrebbero passare contemporaneamente, i
marciapiedi sono larghi 90 cm, qualche volta 120 cm. A brevi intervalli c’erano
fontane pubbliche di pietra per dissetarsi, levigate dalle mani di tutti quelli
che si erano fermati a bere. Ci sono macellerie con dei ripiani per il taglio
della carne, ecc. e panifici con grandi forni per il pane, molto simili a
quelli dei nostri giorni, le loro madie ecc. e addirittura qualche loro pane è
stato trovato, proprio come era stato lasciato nei forni quando la città fu
seppellita dalla cenere vulcanica del Vesuvio. Abbiamo camminato nelle
residenze private, generalmente quadrate con un cortile aperto al centro,
abbiamo osservato le sbiadite pitture affrescate sui muri, l’opera di un
occasionale scultore, il “benvenuto” scolpito sul pavimento all’entrata, e una
piccola fontana al centro del cortile.
Abbiamo visto diversi tipi di mobili ricuperati dalle
rovine, i telai dei loro letti, sedie, stufe, recipienti da cucina, servizi da
tavola, gioielli, ferri chirurgici e dentali, gli ultimi molto simili a quelli
dei nostri giorni. siamo entrati nei loro antichi templi, teatri, corti di
giustizia, ecc., e visto alcuni dei corpi pietrificati degli antichi abitanti in varie posizioni,
proprio come si trovavano quando vennero sorpresi dalla calamità di quel giorno
fatale. Oltre diciotto secoli sono passati da quel tempo, ma a Pompei c’è la
loro testimonianza chiaramente scritta come se fossero morti ieri.
Mentre meditiamo su queste bizzarre scene, la domanda
di Ezechiele ci viene con forza alla mente: “Possono queste ossa secche tornare
a vivere?” e quindi la profezia rispondere che, al tempo opportuno Dio riporterà
in vita queste ossa secche (come pure quelle di tutto il resto del mondo
tipificato dall’intera casa d’Israele) per farle ascoltare la parola del
Signore e per vivere, e per fargli conoscere che lui è il Signore. Ezechiele
capitolo 37.